La poesía del bagno

Storia della doccia

Rendiamo grazie al dottor Merry Delabost medico della prigione di Bonne - Nouvelle che nel 1872 a inventato la doccia, per garantire una migliore igiene ai detenuti. Non che questo sia servito a evitare tentativi di fughe, ma quantomeno la permanenza in carcere è risultata, se non più facile, almeno più igienica.

Il bagno è un luogo liquido, dove l’acqua fredda o calda stagionalizza l’ambiente, dove l’igiene si confronta con soggettive organiche. Odori e profumi rigettano e rimandano a dissoluzioni cognitive e olfattive. Dove l’asse si può alzare e abbassare, non per esigenze di gioco, ma per funzionalità fisiologiche, dove l’acqua si tira, un luogo di saperi e saponi, di shampoo e balsami, di aspirine e aspirazioni, di creme e secrezioni. La carta è igienica per necessità e funzionalità .

In una casa, forse solamente in bagno si coltiva la vocazione alla solitudine.

Il bagno è un luogo di visioni e divisioni. Quando in bagno c’è condivisione è perché le barriere dell' intimità si sono aperte, si condividono verità e oscenità. È una casa nella casa, è un luogo dove i vetri zigrinati o opacizzati sottraggono agli sguardi circostanti le curiosità d’insieme.

Il bagno è un luogo di chiacchiere clandestine, attività onanistiche, tinture di capelli, nuove o consolidate pettinature, schiumosi bagni e fugaci docce. Dove poter redimere i peccati di gola in conturbanti accappatoi, dove sorridere a se stessi confrontandosi in appannati specchi, dove calpestare umidi tappeti detonando inconfessabili peti. Dove radersi menti e introdursi nelle proprie menti, depilarsi gambe e genitali per rendersi quasi tutti uguali.

--

--